L'austerity non salverà l'Europa, servono strumenti di riequilibrio

L’origine della crisi che l’Europa sta attraversando non va individuata nei debiti pubblici ma nei debiti esteri. Dunque, spiegano Massimo Amato e Luca Fantacci, le politiche di austerity non sono efficaci per uscire dalla crisi. Per farlo è invece necessario mettere in atto strumenti di aggiustamento cooperativi che riequilibrino le bilance dei pagamenti tra i vari paesi europei.

È ormai condivisa, a diversi livelli di competenza politica ed economica, l’idea che la crisi europea non sia in realtà dovuta a debiti pubblici eccessivi, come si è creduto o tentato di far credere mentre nel 2010-2011 i mercati finanziari scommettevano al ribasso sui titoli di Stato dei paesi della periferia europea. È stata sbagliata la diagnosi fin dall’inizio, quando si è cominciato a parlare di una “crisi dei debiti sovrani“. Si è pensato che il male da combattere fosse il cancro del debito pubblico e lo si è aggredito con le politiche di austerity. I risultati sono visibili in una depressione più lunga e dagli effetti più devastanti di quella degli anni ’30, mentre i debiti in capo ai governi continuano a crescere. Sarebbe sbagliato credere che la calma dei mercati degli ultimi mesi, riflesso dell’aggressiva politica monetaria di Mario Draghi, sia il segnale di una crisi ormai finita. In realtà il paziente, l’Unione monetaria, non è ancora fuori pericolo a causa degli effetti collaterali di una cura somministrata senza che si fosse compresa la natura della malattia. Continua a leggere su Huffingtonpost.it